Il TOR appartiene ai sognatori
Gaudenzio mi guarda e dice: "Ho la pelle d'oca... Non ho mai visto niente del genere. Sembra di essere in trincea. Sono combattenti. Combattenti feriti appena riemersi dalla battaglia"
È la prima volta che Gaudenzio mette piede in Base Vita a Gressoney. Lui e la sua Nikon non fanno che scattare.
"Sono eroi" dico. "Eroi che anche oggi hanno portato a casa la pelle..."
Quarta notte; ore di sonno totali: lasciamo perdere...
Siamo al centro esatto della gara.
Al centro esatto della vita.
Non parlo di chilometri.
Ma di emozioni.
Di carne e sangue. E cuori che battono all'unisono.
Sono a casa, adesso.
Gressoney è casa mia per tanti motivi: da queste parti ho trascorso decine d'estati. Era il buen retiro dei miei, quando mio padre era ancora al mondo.
Se n'è andato troppo presto, ventun'anni fa. Gli sarebbe piaciuto, il TOR.
Sarebbe stato abbastanza matto da provarci, ci scommetto.
Mio padre era un sognatore. E non dormiva mai. Combinazione perfetta per il TOR.
Il suo spirito, in qualche modo, aleggia proprio qui, stasera.
In mezzo all'odore di gomma bruciata e canfora, e bagnoschiuma, e minestrone, e piedi.
È questo l'odore del TOR.
L'essenza stessa di questa magia, di questa follia.
L'altro motivo per cui a Gressoney mi sento a casa, è che qui, proprio come Gau stasera, un anno fa sono stato travolto dalla magnificenza del coraggio di questi eroi col pettorale.
Di questi guerrieri del sogno.
Oggi, in questo tempio della sofferenza e della gloria, sono accadute due magie.
Proprio sotto i miei occhi.
La prima riguarda Andrea. E un pacchetto di sigarette che ho trovato su un sentiero, domenica mattina. Era mezzo pieno. Io non fumo (più), ma ne ho aspirate un paio, di quelle bionde spuntate dal nulla.
Non mi son piaciute.
Mi sa che non mi piacciono più.
Fino a poco fa mica lo sapevo, il perché. Poi Mien mi ha chiamato, chiedendomi di raggiungerlo fuori, perché là, nel piazzale antistante la base vita, c'era una storia che aspettava di essere raccontata.
Quando sono uscito, c'era Andrea, un guerriero in bastoncini e frontale già incrociato parecchie volte lungo la strada.
Andrea stava fumando.
"Mi ha chiesto una cicca" mi dice Mien "e io gli faccio: 'non fumo, mi spiace'. Poi, bum! mi son ricordato delle sigarette che avevamo trovato e che son rimaste nel furgone... da paura!"
"Non erano le nostre" faccio a Mien. "Le abbiamo trovate noi, ma erano le sigarette di Andrea."
Andrea sorride quando dico così.
La sa riconoscere, una magia, quando la vede.
Il secondo incantesimo di questa sera riguarda la mia amica Benny.
È stata tutto il giorno a filo dei cancelli.
È arrivata alla Gruba tardissimo e un paio di amici è corso da lei per accoglierla e proteggerla, casomai avesse voluto ritirarsi.
Benny, invece, è ripartita dalla Gruba col sorriso sulle labbra.
E pochi minuti fa è arrivata a Gressoney.
Venti minuti oltre il tempo limite.
Ma con lo stesso meraviglioso sorriso sulle labbra.
Benny ha dato tutto.
Il suo viaggio finisce qui, ma non ha niente da rimproverarsi.
E lo sa.
Benny è magica, e stanotte risplende.
Insieme a tutti gli altri eroi, qui in trincea.
Non mollate, guerrieri del sogno.
Perché là fuori c'è ancora da combattere, da soffrire. Da immaginare.
Noi saremo con voi fino all'ultimo metro.
È una promessa.
Non mollate, guerrieri.
Continuate a sognare.