TORX Trail Running Races 6-15 Settembre 2024

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Il Tor des Géants® raccontato dallo scrittore Simone Sarasso | DAY 5

Il doppio TOR di Tarcisio

Quando la luce del mattino ci sveglia a Gressoney, il primo pensiero è per Benny.
Ha dormito?
Avrà sognato?
Come sta?
Per fortuna basta guardarla in faccia per sapere che ha scollinato.
Ieri era ieri.
Oggi è un altro giorno.
La salutiamo con un sorriso e la promessa di rivederci questa sera a Champoluc.
Mien e io ripartiamo per la bassa valle, e poi risaliamo oltre Verrés.
Attacchiamo la salita al rifugio Grand Tournalin e lo spettacolo strepitoso dell'autunno alle porte ci travolge.
La montagna racconta storie millenarie.
"Lo vedi?" dice il mio amico facendomi notare un albero dalla corteccia mitragliata dai picchi "È un Ent".
Le piante millenarie di Tolkien, che son là da sempre.
Questo larice è qui da qualche secolo.
È sopravvissuto al disboscamento, al boom economico, alle guerre. Accanto a lui sono sfilati contadini, pastori, sognatori, eroi.
E questa notte, come le notti precedenti, il sentiero ha conosciuto passi curiosi, incerti, disperati e sognanti.
Ha visto cavalieri in frontale e bastoncini guadagnarsi ogni centimetro di polvere e sassi.
Penso alla magia di questi luoghi eterni.
Al teatro del TOR, alle basi vita e ai rifugi come fortezze sicure e inespugnabili dove trovare conforto dalla battaglia contro se stessi.
Quando arriviamo in cima non resistiamo alla tentazione di suonare le campane.
Servono a salutare gli atleti in arrivo, ma il sentiero, per il momento, è sgombro.
Tempo di una coca e di un te, però, e le campane riprendono a suonare all'impazzata.
Guardo fuori: sono in arrivo le scope con gli ultimi concorrenti.
L'atmosfera è festosa e rilassata.
Mentre tutti si rifocillano, Mien mi dà di gomito e mi indica un signore fichissimo e abbronzato, con l'aria di chi davvero sa il fatto suo.
"Lo sai chi è? L'hai riconosciuto?" domanda.
Sbatto gli occhi due volte: "Tarcisio!".
Tarcisio è una leggenda: maestro di fondo, guida alpina e uomo di montagna a 360 gradi, alcuni anni fa ha compiuto un'impresa mitologica. Degna di cavalieri. E sognatori.
Tarcisio ha fatto un doppio TOR.
In autonomia.
Che detta così si capisce poco, ma è presto spiegata, la faccenda: partito una settimana prima dell'inizio della gara, ha fatto il giro delle alte vie due volte.
Di seguito.
Nei tempi "regolamentari", ovvero in trecento ore.
Una sera, in un rifugio, sentii un amico di Tarcisio raccontare dell'impresa: "Dopo il primo giro sono andato a salutarlo. Sembrava fresco come se fosse andato a fare una gita ad Alpenzu. Roba da non credere".
Il TOR è anche questo: il luogo dell'impossibile. Dell'incredibile.
E ora è proprio qui davanti ai miei occhi, l'incredibile.
Tarcisio sorride e beve un rosso.
Non è nemmeno sudato, ed è in giro da ore. Ci facciamo una foto sotto allo striscione del TOR.
Un grande onore, uno dei mille ricordi indelebili di quest'avventura senza pari.
Stringo la sua mano potente e lo vedo scortare gli ultimi eroi verso il Col di Nana.
Mien e io scendiamo a valle.
La pioggia ci benedice mentre sfiliamo sotto lo sguardo benevolo degli Ent.
Respiriamo, ci godiamo il silenzio.
Il viaggio continua.

Aggiornato: Ven, 14/09/2018 - 11:17